Io Sono Tutta Salute!
- martybet
- Mar 25, 2015
- 17 min read
Io sono tutta salute.
Ma che cosa significa essere in salute oggi giorno?

La società ha creato un ideale del concetto di salute che penso tutti noi conosceremo: frutta e verdura, pochi grassi saturi, prodotti integrali, attività fisica come minimo tre volte alla settimana e persino contare le calorie giornaliere.
L'associare determinati alimenti con la parola "sano", ci porta inevitabilmente a pensare che esistano d'altra parte alimenti "cattivi" o addirittura che ci siano intere categorie di nutrienti come grassi e zuccheri da evitare.
E come se questo non bastasse, si rinforza l'ideale che essere in salute voglia dire essere "magri".
Non sono d'accordo.
Fermatevi un secondo a pensare sul vero significato dell'essere "tutta salute".
Tanto per cominciare, la salute è relativa.
Per una persona che soffre di anoressia, la cosa più salutare che possa fare non è di certo prediligere solo alimenti con farina integrale biologica, ma per esempio mangiare un bel gelato al cioccolato e cinque biscotti senza sentirsi in colpa.
Per una persona che invece, soffre di bulimia, la cosa più salutare che possa fare è mangiare un bel gelato al cioccolato e quattro biscotti, per poi fermarsi a quello, e non cercare di smaltirli in nessun modo.
La salute per chi è affetto da un disturbo da alimentazione incontrollata potrebbe invece essere mangiare il gelato, non seguito da patatine ed un intero pacco di biscotti.
Ed il massimo comun denominatore per questi tre casi, è che non ci sia uno scenario in cui il gelato sia considerato dannoso e non sano.
In poche parole quindi, salute significa:
"Essere fisicamente e mentalmente in grado di affrontare la vita con successo."
A maggior riprova di quanto ho affermato in queste righe, ho voluto intervistare tre ragazze di età compresa tra i quindici e diciotto anni che hanno purtroppo sofferto di disturbi alimentari.
Martina, Lucia e Michela hanno aperto rispettivamente una pagina sul social network instagram, tenendo un diario alimentare e cercando al tempo stesso di dare consigli su come mangiare in modo "sano". Proprio per questa ragione nei loro nickname spicca la parola"healthy": @myhealthychoice_ , @_myhealthyeating , @_myhealthychange_ .
Si possono trovare svariati profili di questo genere su instagram, e la cosa più mi dispiace è che purtroppo, non fanno altro che rinforzare ideali e stereotipi di salute che rovinano vite ed alimentano ossessioni.
Questo però, non è il caso di queste tre ragazze con cui ho avuto il piacere di parlare, confrontarmi, consigliare e veder prendere coscienza del significato del nome delle loro pagine.
Che cosa ti ha spinto a tenere un diario alimentare su instagram ed usare la parola "healthy" nel tuo nickname? E quanto questo è stato in qualche modo collegato al tuo disturbo alimentare?
Michela: Io volevo essere un esempio per le altre persone. Così, decisi di aprire un diario alimentare incentrato su uno stile di vita (per me) sano. Inizialmente, pensavo di aprire un account “recovery”, un profilo dedicato alla ripresa della mia vera vita, un profilo in cui ammettevo di avere un disturbo alimentare, mi mettevo alla prova ogni giorno e superavo le mie paure.
Purtroppo, nel periodo in cui ho aperto il profilo ignoravo (volontariamente) il fatto di avere un disturbo alimentare, mi auto convincevo di mangiare DAVVERO in modo sano, di essere un esempio positivo e di non dover cambiare nulla nella mia alimentazione, perché la malattia mi convinceva del fatto che fossero gli altri a mangiare in modo “non sano”, mentre, in realtà, gli altri mangiavano in modo sano, senza schemi, pasti programmati o alimenti biologici, a differenza mia.
Quando decisi di usare come nickname “myhealthyeating”, pensai che fosse proprio il nome giusto, perchè io ero veramente convinta di avere una sana alimentazione, ma non era così: l'ortoressia me lo faceva credere. Fortunatamente, con il passare dei mesi ho capito che cosa volesse dire mangiare in modo sano: una pizza senza mozzarella non è una pizza, il gelato senza zucchero non è un gelato, il pane integrale fa schifo (e non è sano mangiare qualcosa che non ti piaccia davvero), biologico non è sinonimo di sano e ammazzarsi di esercizi e camminate veloci nemmeno.
Aprire questo profilo “diario alimentare” mi ha comunque aiutata tantissimo. Mi sono sfogata e confrontata con altre persone, ho trovato supporto, forza e motivazione ed ho conosciuto delle ragazze fantastiche.
Lucia: Mi chiamo Lucia e sono una ragazza di quindici anni, né la prima né l'ultima ad aver avuto un disturbo alimentare. Ho aperto questo profilo con la speranza di trovare aiuto e conforto da parte di altre ragazze con il mio stesso problema. Era un periodo in cui stavo ricadendo nelle vecchie ''abitudini'': passavo giornate a contare calorie, a restringere per poi ingozzarmi di cibo ed indurmi il vomito… e mi sono quindi chiesta: vale la pena tornare a star male?
Sicuramente no, perciò ho deciso di cercare un equilibrio con il cibo con questa pagina."
Ho pensato bene al nome, e a lungo! Mi è poi venuta l'idea di chiamarlo ''myhealthychoice_'' ovvero la mia sana scelta, volevo seguire un percorso sereno e tranquillo, nel quale il mio unico obbiettivo era quello di mangiare e star bene con me stessa bene, senza sentirmi in colpa.
Martina: Inizialmente ho aperto questo mio diario alimentare per cercare di guarire dall’anoressia restrittiva nervosa da sola, poi però, la cosa è diventata seria. Purtroppo, mentre io davo consigli ad altre persone sul modo migliore di alimentarsi, io stessa sbagliavo. Dopo circa un mese dall’apertura del diario ho cominciato ad essere seguita da una nutrizionista di mio spontanea volontà perche avevo capito che la situazione stava degenerando. Mi ha insegnato molto e tutt’ora lo sta facendo e fu proprio lei a dirmi di provare a tenere un diario. Per me il mio nickname all’inizio significava solo un cambiamento nel modo di mangiare, ma ora significa un cambiamento anche psicologico ed il modo con cui affronto il cibo ogni giorno.
Da che cosa è nato il tuo disturbo alimentare?
Lucia: Ci ho pensato spesso al motivo per cui mi sono ridotta a pesare 27kg...
Inizialmente, a questa domanda rispondevo sempre mettendo in ballo il fatto che mi vedevo grassa; pensandoci bene però, ho deciso di scovare nel mio passato e ho capito quali davvero fossero state le cause del mio disturbo. Ho passato momenti orribili nella mia vita, legati alla salute di mia madre, ai problemi di mio fratello, e al fatto che fossi una ragazza sensibile. E’ come se ogni cosa che mi succedeva la immagazzinassi dentro di me, non lasciandola vedere a nessuno. Ho accumulato molto dolore, e per questo ho iniziato a sfogare tutta la rabbia che avevo su me stessa e il mio corpo, e ahimè sul cibo!
Michela: Beh, quando hai poche difese immunitarie ti ammali più facilmente, no? Ecco. Nel periodo in cui mi sono ammalata ero debole, confusa, con l'autostima più bassa del solito, infelice e con la voglia di vivere che decresceva ogni giorno. Così, per cercare di aggrapparmi a qualcosa, ho dato il libero accesso alla malattia. Le persone che devo “ringraziare” per avermi fatto ossessionare alle calorie, macro nutrienti, alimenti biologici, esercizi e altro, sono quelle ragazze che aprono diari alimentari su Instagram inserendo le calorie di ogni loro pasto, vantandosi di mangiare una banana biologica per colazione subito dopo aver fatto un'ora di corsa. Per colpa loro, tantissime ragazze si sono ammalate di disturbi alimentari, ed alcune di loro ora si trovano in centri di disturbi alimentari e non possono vivere la loro adolescenza come dovrebbero. Un consiglio a voi che vi divertite a rovinare la vita delle altre persone: volete aprire un account in cui dare dei “consigli” su come morire? Trovatevi un altro hobby, ci sono persone che, come me, potrebbero prendervi come esempio e rovinarsi la vita.
Martina: Mi vedevo grassa e questo lo associavo al non essere considerata dai ragazzi. Questo mi metteva spesso a disagio ed il fatto di avere amiche sempre più magre di me mi portava a fare continuamente paragoni con il loro aspetto e sognavo un fisico come il loro, così iniziai a restringere. Ovviamente tutto questo è accaduto di nascosto dai miei genitori che però poco a poco si accorsero che ero dimagrita troppo. Mio padre e la mia famiglia cominciarono a farmelo notare ma nel modo sbagliato e questo non fece altro che peggiorare la situazione. Fortunatamente, dopo che ebbi la prima visita con una nutrizionista, i miei genitori presero coscienza del mio problema e malessere.
Quali sono gli alimenti che hai iniziato ad eliminare perché pensavi essere sporchi e dannosi per il tuo organismo? E quali sono invece quelli che nella tua mente consideravi sani e puliti?
Michela: A causa del mio disturbo alimentare avevo cercato di eliminare il più possibile tutto ciò che, secondo la mia "parte malata" non fosse ritenuto abbastanza sano da essere mangiato da me. Ad esempio la farina 00, i dolci fatti in casa, le verdure cotte in forno con l'olio, le merendine, gli Oreo, il gelato con la panna, il latte e lo zucchero raffinato, la pizza con la mozzarella (e la mozzarella in generale) e tanto altro. Mangiavo per lo più cibi biologici ed ipocalorici che sapevano di carta, poiché li consideravo più sani di una torta di mele fatta in casa, dei tortellini della nonna o di una pizza (altro errore gravissimo!).
Finalmente, ho capito che non c'è una differenza tra cibo sano e cibo non sano, il mio corpo ha bisogno di qualsiasi alimento, dalle carote alle patatine fritte. E credo che capire questa cosa, per me, sia stata più difficile che capire i logaritmi di matematica.
Martina: Inizialmente eliminai tutti i dolci e piano piano nessun cibo arrivava più fino al mio stomaco perché mi procuravo il vomito. Per la mia testa malata tutti i cibi erano dannosi per il mio corpo
Lucia: Verso Dicembre 2011 e Gennaio 2012 non eliminai qualcosa in particolare dalla mia ''dieta'', mangiavo tutto, però mi limitavo nelle porzioni, le quali prima erano davvero abbondanti; poi però con il passare dei mesi decisi di iniziare a dare una vera svolta alla mia vita, ignara delle conseguenze. Eliminai dolci, il fritto, i cibi elaborati e ridussi notevolmente le mie porzioni. D'estate mangiavo davvero poco, mi concentravo solo a bruciare calorie facendo sport, fino allo sfinimento. Mi concedevo solo cibi ''salutari'' come insalate, patate lesse e raramente pizza o gelati. Erano per me, questi cibi più grassi, come un premio solo dopo aver fatto molto sport.
E' cambiato il tuo modo di vedere determinati alimenti durante questi mesi? Quali sono state le diverse fasi del tuo atteggiamento nei confronti del cibo?
Michela: In questi ultimi mesi il mio rapporto con il cibo è completamente cambiato.
Non era più soltanto il mio sostentamento, ma la mia ossessione, il mio pensiero fisso, ciò che faceva peggiorare la mia malattia.
Inizialmente, non badavo a cosa mangiavo, ma a quanto mangiavo, e meno mangiavo meglio era. Pesavo ogni cosa che avrei dovuto ingerire, dai cereali per la colazione ai pomodorini, e segnavo tutto quanto su un'applicazione schifosa. Tutto ciò non è durato molto ed ho deciso di eliminare questa dannata e malata applicazione e di staccarmi un po' dalle bilance (sia quella per alimenti che la bilancia pesapersone, su cui salivo più o meno dieci volte al giorno). Dopo di che, ebbi la visita dal nutrizionista, in cui mi venne diagnosticato un primo inizio di anoressia.
Volevo piangere, piangere, piangere e non mangiare.
Ho sempre cercato di aggrapparmi alla piccola parte razionale che riusciva a resistere alla malattia: volevo mantenere il mio ciclo mestruale. Ripresi a mangiare seguendo dosi normali, ma mangiavo quello che, secondo la mia malattia, era considerato sano: cibo biologico, senza zuccheri aggiunti e con una bassa percentuale di grassi saturi.
Quest'estate io e l'ortoressia abbiamo passato molto (troppo) tempo insieme, ed io non me ne accorgevo nemmeno.
Io ero convinta di mangiare in modo sano, di non avere schemi, che fosse un comportamento assolutamente normale programmare ciò che avrei dovuto mangiare nelle prossime due settimane e quanto esercizio fisico avrei dovuto fare.
Ho passato il mese di luglio camminando fra i parchi (facendo, più o meno, 10 chilometri al giorno) ed entrando e uscendo da naturaSì (un supermercato biologico). Ho passato un’orribile estate; a diciassette anni l'ultima cosa che avrei dovuto pensare sono gli ingredienti ed i valori nutrizionali, ed invece erano sempre davanti ai miei occhi.
Ad agosto c'è stata la mia salvezza, la mia cura: mia nipote.
Vederla per la prima volta, così piccola in quella culla da ospedale, mi ha fatto scoppiare in lacrime. Sentivo (e sento) il bisogno di starle accanto in ogni momento, di proteggerla, di essere per lei un punto di riferimento. Come potevo farlo, però, se non sapevo prendermi cura nemmeno di me stessa?!
Ed è da quel giorno che ho deciso di fare qualcosa per poter essere di nuovo la ragazza spensierata che ero. Ho fatto fatica ad accettare il fatto di avere un disturbo alimentare, e sto facendo ancora più fatica ad uscirne, ma fino al mese scorso pensavo che una torta con il burro mi avrebbe fatta stare malissimo.
Ora invece penso che una torta senza il burro non sia una torta, e sono fiera dei progressi che sto facendo.
Lucia: Devo ammettere che agli inizi del mio ''percorso'' su Instagram ero davvero rigida con me stessa e con ciò che mangiavo. Rispettavo alla lettera tutto lo schema che avevo in testa, mi concedevo la pizza una volta a settimana e un gelato, niente di più. Ora invece sono davvero cambiata, ho capito che per crescere e affrontare tutte le attività, la scuola e lo sport devo mangiare! Ho quindi aumentato gli spuntini a scuola e nel pomeriggio, mi concedo qualche ghiottoneria in più quando ne ho voglia e sono, in generale molto più serena nei confronti del cibo che mi viene offerto e di quello di cui avevo più paura.
Martina: Finalmente riesco ad affrontare il cibo senza paura, mangio tutto quello di cui ho voglia. Subito però è stato difficile, anche solo finire una pizza intera. Mi sentivo sempre osservata ed avevo paura di sembrare un’ingorda agli occhi degli altri solo perché stavo cercando di guarire; però piano, piano sono riuscita a capire che tutti questi non erano altro che pensieri malati e paure irrazionali.
Tutta questa particolare attenzione per l'alimentazione, è sfociata in qualche ossessione? Hai ancora delle ossessioni, e quali sono quelle che sei riuscita a combattere?
Lucia: Durante la malattia, la mia unica ossessione era quella di salire e scendere in continuazione dalla bilancia, di contare le calorie e mangiare meno possibile. Ora, sinceramente, tutte queste cose hanno perso valore.
Ovviamente, mi capitano quei momenti in cui mi guardo allo specchio con disprezzo, ma l'unica cosa che faccio poi, è ripetermi in testa ''devi crescere, devi avere pazienza e il tuo corpo si sistemerà da solo, non devi far altro che nutrirti'' e passano tutte le paure!
Michela: Purtroppo, sì. Tutta questa mania del controllo su quanto e cosa mangiavo mi ha fatta passare da un disturbo alimentare all'altro. I pensieri anoressici sono durati per circa due mesi, ma l'ortoressia è durata per tutta l'estate (e non se n'è ancora andata).
Ero ossessionata dal cibo biologico, ed ora ne sto comprando sempre meno, inoltre, non entro da naturaSì dalla fine di luglio. Non mangiavo assolutamente nulla che contenesse oli vegetali, ed invece negli ultimi mesi ho mangiato merendine e biscotti che avevano la dicitura “oli vegetali” negli ingredienti. Prendevo la pizza con l'impasto al kamut, ed ora la prendo con l'impasto di farina 00. Ho mangiato dei biscotti fatti in casa con il burro, torte con il burro e la panna, cioccolata bianca e al latte con lo zucchero, budini al cioccolato con la panna, pasta non integrale e non biologica, mangio la banana quasi ogni giorno, mentre prima la mangiavo un giorno si e un giorno no, perchè pensavo che contenesse troppi zuccheri (sì, ero così sfigata da farmi dei problemi anche per la frutta!). Ho persino preso la pizza più di una volta a settimana e per ben due sere di fila, cosa per me impensabile anche se considerate normalissima per una persona sana, ho mangiato dei gelati con la panna, lo zucchero e la panna montata sopra, delle crepes con la Nutella, e sono andata al cioccoshow di Bologna.
E seppur non mi senta ancora completamente “normale”, sono riuscita a godermi una mattinata ed un pomeriggio insieme alle persone che amo di più. Sono riuscita a combattere le mie paure più grandi, sto tornando ad essere una persona più o meno normale, ma mi rendo conto di non essere ancora completamente guarita. I pensieri ed i comportamenti ortoressici sono ancora presenti, ma almeno io ci sto provando a farli andare via, e sono fiera di me.
Martina: Subito sì! Bevevo solo latte vegetale, convinta che fosse meno caloric quando in realtà mi piace molto di più il parzialmente scremato, quello che beve tutta la mia famiglia. Ero ossessionata dalla scritta ‘light’ sui prodotti, non curante del fatto che siano più genuini i cibi freschi piuttosto quelli prodotti industrialmente. In quel periodo della mia vita però, non mi importava: leggevo solo degli insignificanti numeri sulle confezioni. Inizia anche a praticare attività sportiva ossessivamente: andavo a correre tutte le mattine per minimo 40’. Ero ossessionata dall’ordine e dagli orari dei pasti; diventai estremamente ordinata, forse come sfogo mi mettevo a sistemate tutto ciò che trovavo in disordine.
Essere "troppo sana" ha limitato in qualche modo la tua vita?
Michela: Assolutamente sì. Mi sono rovinata l'estate, ho fatto star male la mia famiglia e tutte le persone che mi vogliono bene.
La persona a cui ho chiesto scusa per prima, quando ho ricominciato a ragionare, è stata il mio ragazzo. Non so quanti “no” io gli abbia detto quest'estate: “No, non voglio venire a Londra con te”, “No, al compleanno di tuo padre non ci posso venire”, “No, non posso prendere un gelato anche oggi, l'ho preso anche l'altro giorno”, “No, non possiamo stare insieme oggi. Devo fare i miei esercizi”, “No, non ci vediamo questa sera, non sto in piedi, sai.. questa mattina ho camminato per due ore e sarei un po' stanca”. Gli ho chiesto scusa e l'ho ringraziato, perchè ero davvero una pessima fidanzata, perchè il mio disturbo alimentare mi aveva fatto diventare una brutta persona, eppure lui mi è sempre stato vicino, mi ha sopportata e ha cercato di capirmi e di darmi la forza per cambiare le cose.
Subito dopo, ho dovuto scusarmi con la mia famiglia. Ho fatto passare delle notti in bianco a mia madre, l'ho fatta preoccupare, piangere, urlare, l'ho fatta davvero disperare, mio padre mi ha accompagnata in negozi biologici fin troppe volte e gli ho fatto spendere fin troppi soldi e ho fatto sentire mia sorella (incinta) una cattiva persona perchè mangiava due carboidrati nello stesso pasto. Non sono andata a pranzo dai miei nonni per dei mesi, e se ci andavo, chiedevo di prepararmi un pranzo “a parte” e mi portavo un pacchetto di crackers da casa. Non sono uscita per quasi tutta l'estate, se non per andare a camminare o a bruciare delle calorie, e se uscivo, mi assicuravo di avere il cellulare carico per poter contare le calorie che bruciavo camminando. Ho rischiato di perdere alcuni dei miei migliori amici perchè non volevo prendere un gelato o non avevo le forze per passare del tempo con loro.
Ho trascurato un periodo della mia vita che non riavrò più.
Lucia: Assolutamente sì! Quest'estate non me la sono goduta per niente perché l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era programmare i pasti, a cosa avrei mangiato la mattina seguente, a pranzo, a cena o a cosa avrei portato per merenda al mare. E tutto ciò non era affatto sano! Ero tranquilla solo il sabato, in cui sapevo di potermi concedere un gelato nel pomeriggio e una pizza la sera. Le mie amiche iniziavano a provare fastidio nei miei confronti e a volte criticavano molto il mio modo di rapportarmi con il cibo e la mia poca elasticità nel mangiare. Lo stesso mia madre, che per un momento pensava stessi ricadendo nella malattia, ed aveva ragione.
Martina: Purtroppo si. Non sono riuscita a godermi le migliori serate estive con i miei amici. Non riuscivo ad andare in discoteca, a prendere una pizza, o persino uscire per prendere un semplice cocktail in compagnia.
Quali sono secondo te, le cose più salutari che hai fatto in questi ultimi mesi?
Michela: Le cose più salutari che ho fatto NON sono state le corse, le camminate o le torte con la farina integrale.
Sono stata in casa a riposarmi per due settimane, e mi sento molto meglio. Ho mangiato la pizza per due sere di fila, dopo aver mangiato tanta cioccolata, biscotti e quant altro, e mi vedo dimagrita.
Ho mangiato una brioche con la cioccolata insieme ai miei amici all'una di notte. Sono uscita di casa per andare ad una festa e ad un compleanno e non ho usato nessuna applicazione per contare le calorie che bruciavo: le ho eliminate tutte, la memoria del cellulare mi serve per cose realmente utili. Ho mangiavo del cioccolato, dei biscotti e del pane comune fuori pasto perchè mi andavano.
Ho dormito fino alle 11 del mattino, mentre quest'estate mi svegliavo puntualmente alle 8, con lo stomaco che brontolava. Sono uscita, ho fatto nuove amicizie, mi sono fatta un esame di coscienza, ho affrontato le mie paure, ho pianto davanti allo specchio perchè mi sentivo bene nel mio corpo. Mi sono sentita, di nuovo, una ragazza normale.
Martina: La cosa più salutare in assoluto degli ultimi mesi è stata accettarmi, volermi bene per come sono, ascoltare le mie voglie, quelle vere e non quella che la mia malattia mi credeva di volere.
Lucia: Innanzitutto ho rivoluzionato il mio modo di pensare. Mi sono seduta e mi sono detta: ''Lucia, dici tanto di non riuscire a superare certe paure, ma ci hai mai provato?''
E la risposta era che in effetti no, non ci avevo mai provato, ero troppo spaventata.
Non mi sono mai spinta oltre le mie sicurezze, i miei schemi e le mie abitudini; non ho mai provato ad azzardare neanche nel scegliere una stupida pizza diversa, a concedermi gli sfizi che volevo... risultato? Insoddisfazione verso me stessa. Quindi mi sono rimboccata le maniche e ho deciso di provare! Eccomi qui, adesso qui a scrivere con qualcosa da dire, finalmente; con la consapevolezza che sto facendo la cosa giusta per me e la mia salute! Assecondare le proprie voglie ed i propri bisogni fisici è ciò di cui tutti gli esseri umani hanno bisogno, a partire da un maritozzo con la Nutella, ad una pizza diversa dalla cara e vecchia margherita.
Sono queste le cose di cui vado fiera.
Che cosa significa per te essere in salute?
Michela: Oggi per me essere in salute significa vivere una vita normale, e ciò implica anche mangiare dei VERI gelati, uscire con i miei amici e pensare soltanto a divertirmi e non a quante calorie potrei bruciare, andare a trovare i miei nonni e mangiare i “cappelletti”, aiutare mia mamma a fare la torta di mele e prenderne una fetta, non rifiutare nessun invito o nessun biscotto usando scuse improponibili, accettare i cambi di programma all'ultimo minuto ed accettare me stessa. Perchè alla fine, se non mi accetto io, perchè mai mi dovrebbero accettare gli altri? Io sono una persona, io valgo e valgo più di un inutile malattia, di una taglia, di un numero sulla bilancia o di un “thigh gap”.
Il mio obiettivo di ora, per essere davvero in salute, è avere la mente libera dai miei schemi mentali, dalle calorie, dagli ingredienti, dai valori nutrizionali, ma realizzare i miei desideri ed arrivare alla felicità.
Il cibo deve essere un piacere, non un premio, non una punizione, non un'ossessione. Io voglio essere tutta salute.
Martina: Per me oggi essere in salute significa imparare ad amarsi per come si è. Non avere il cibo come pensiero costante, ma ascoltare il proprio corpo, proprio come tutte le persone normali. Essere positivi nei confronti della vita e apprezzarla, perché ci sono persona che soffrono pur non volendo e non potendo far niente per migliorare. Io però, posso uscirne. E come me, tutte le ragazze con disturbi alimentari perche volere è potere ragazze!Io penso che essere in salute significhi mangiar tutto, in quantità moderata come giusto sia, senza avere sensi di colpa e senza ammazzarsi di attività prima e dopo una pizza. Essere in saluta vuol dire anche praticare dell’attività motoria se questo ci fa stare bene con noi stessi (non farlo per bruciare il cibo) e solo se la persona è nelle condizioni fisiche. Essere un salute significa avere hobby, amicizie, passioni da condividere. Essere in salute vuol dire vivere!
Lucia: Fino a poco tempo fa, alla proposta di uscire con le mie amiche nel pomeriggio, accettavo a patto che so uscisse dopo le cinque, sai perché? Perché dovevo prima fare merenda a casa con le mie cose, con quella stupida roba che mi faceva star tranquilla: il solito frutto e delle mandorle. Quanto può essere triste tutto ciò? Quale normale ragazza esce dopo le cinque perché vuol far merenda a casa? Le mie amiche non vedono l'ora di uscire per mangiare gelato, pizza e ghiottonerie varie. Beh, io non me lo meritavo. Ora si però, ho finalmente capito che non ha senso vivere una vita stando dietro al cibo, pensando 24h su 24 a pensare cosa mangiare e cosa invece evitare. Non è un atteggiamento sano, tantomeno attribuito ad una ragazza come me che deve ancor vivere tutta la sua vita!
Ringrazio di cuore Lucia, Martina e Michela per le loro risposte alle mie domande, ed insieme a loro vorrei dare via ad un progetto.
Il progetto #SONOTUTTASALUTE
Il cibo è salutare, se si mangia ogni cosa con moderazione.
E no, la parola moderazione non è sinonimo di restrizione o controllare o di controllo.
E qualche volta bisogna dire anche un grande "vaffanculo" alla moderazione, in quanto ogni cosa se portata allo stremo diventa dannosa.
Nel progetto #sonotuttasalute , invito tutti voi a pubblicare sui vostri social network tutto ciò che riuscite ad affrontare mentalmente e fisicamente nella vostra vita con successo.
Può essere la foto o una descrizione di un pranzo in famiglia, una pizza con gli amici, una passeggiata all'aria aperta fatta per il semplice gusto di muovere le proprie gambe, le smagliature di una pancia che cresce perché all'interno si sta formando una vita...
Insomma, la salute vera, non malata, non associata alla magrezza, non il conteggio di calorie e la voglia di rientrare in uno schema o ideale imposto dalla società.
Komentar