Martina 2.0
- martybet
- Mar 26, 2015
- 3 min read
E' passato solo un anno dallo scorso 29 marzo, eppure questi trecentosessantacinque giorni mi sono sembrati una vera eternità. Ricordo perfettamente il mio stato fisico e mentale durante il giorno del mio diciottesimo compleanno, ed oggi, un anno dopo, non posso fare altro che provare
una pena infinita per quella ragazza che, ancora ignara, stava per distruggersi completamente.
Una parte di me però, oltre a provare pena, si sente anche estremamente orgogliosa di ciò che sono riuscita ad affrontare e conquistare in questi ultimi dodici mesi.
Ironicamente, il giorno in cui sarei dovuta diventare adulta, le mie sembianze erano quelle di una bambina: fragile, persa, vuota e sofferente.
La verità è che forse avevo bisogno di perdermi per riuscire a trasformarmi davvero nella donna che ho sempre aspirato diventare: matura e soprattutto consapevole.
Oggi sono finalmente consapevole di ciò che valgo, dei miei pregi, dei miei difetti e non ho più paura di vivere al di fuori di una malattia che per mesi non ha fatto altro che trattenermi sul fondo.
Oggi, a distanza di un anno, posso dire di essere una persona nuova, e me ne rendo conto sempre più ogni giorno che passa.
E' passato circa un mese da quando mi sono trasferita a Londra. Ho preso questa decisione perché volevo mettermi alla prova, e vedere se sarei riuscita a cavarmela da sola senza il supporto e l'aiuto di nessuno dal momento che inizierò l'università qui a Settembre.

I tre mesi prima di partire ho lavorato in un'agenzia stampa e di pubbliche relazioni, in uno studio legale, alla Scuola Americana e sono riuscita a mettermi da parte un po' di soldi per poter affrontare il mio primo periodo qui. Ho trovato lavoro come receptionist presso il ristorante di un vecchio amico di mio papà a South Kensington, ed ho iniziato questa mia nuova eccitante avventura.
A causa del mio lavoro i miei orari sono completamente stravolti e per quanto possa sembrare strano, ne sono felice perché un anno fa non sarei mai riuscita a cenare con quello capita alle cinque del pomeriggio o svegliarmi a mezzogiorno passata. Mi sento felice persino quando torno a casa dopo aver finito il turno all'una di notte, perché mi rendo conto di non stare congelando o di non sentirmi per niente stanca sebbene abbia corso da una parte e dall'altra per otto ore di fila.
E' incredibilmente gratificante ritrovarsi in una città così grande da soli. Avere l'opportunità di andare a vedere le mie mostre di fotografia preferite, oppure semplicemente fermarmi a prendere un caffé o un pezzo di torta in uno di quei bar nascosti e sconosciuti che mi piacciono tanto.

La cosa che più mi piace di Londra è anche la facilità con cui riesci a fare amicizia e conoscere persone così simili a te. In un certo senso parti già avantaggiato, perché c'è già qualcosa che ti accomuna: il fatto di essere lontani da casa.
Ti ritrovi a sorseggiare caffé e parlare con persone così dannatamente simili a te, ed in qualche modo ti senti di aver trovato il tuo posto nel mondo.
Giri per le strade e sorridi nel vedere persone di etnie differenti, con usanze e costumi totalmente diversi dalle tue.
Le amicizie che si instaurano sono da subito profonde, ma anche brevi dal momento che qui il tempo scorre in modo del tutto differente: veloce, forse troppo.
Le persone vanno e vengono in un battito di ciglia.
Ed anche la tua vita respira quest'aria frenetica, come se tutto fosse sempre in continua evoluzione.
C'è un retrogusto dolceamaro in tutto questo, e se devo essere sincera è una delle cose che mi sono sempre più piaciute di questa città.
Mi fa sentire viva.
Per questo, penso che il mio trasferimento qui sia stato davvero il mio giro di boa. Quando ho lasciato l'Italia un mese fa non mi sono solo lasciata fisicamente alle spalle la mia nazione, ma ho anche inaugurato un nuovo inizio della mia vita.
Un inizio che non ha spazio per sensi di colpa, calorie oppure una voglia irrazionale di sentire le proprie ossa emergere da un sottile strato di pelle.
Domenica compirò diciannove anni, e con un bel bicchiere di spumante, una fetta di torta e la vita negli occhi, potrò davvero festeggiare come si deve una cicatrice che oramai è completamente rimarginata.
Comments